Parole ed emozioni in ricordo dell’Imprenditore Ratti e dell’uomo Bruno

Ci incontriamo in corridoio. Buongiorno Ingegnere! Mi risponde con un cenno e immediatamente i suoi occhi si rivolgono al pavimento, a cercare qualche difetto nella lucidatura. È il 1986, siamo nella sede di Telespazio dove sono arrivata da poco, sono giovane. Lui è il nostro capo divisione, lo vedo distante, mi sento in soggezione.

Il nostro è un settore innovativo, il GIS è arrivato da poco in Italia. Lavoriamo tanto e con entusiasmo, arrivano i primi clienti importanti e dopo qualche anno parte l’avventura Esri Italia. Lui rappresenta il vertice dell’azienda e mi sceglie per far parte di quel gruppo, poco più di una decina di persone. Forse nonostante le apparenze mi teneva d’occhio. Sono orgogliosa e, grazie al cognome che inizia per A, ho la matricola n.1 di Esri Italia!

Inizia il periodo della famiglia Esri Italia, lavoriamo su obiettivi sfidanti, tante ore di giorno e spesso anche di notte, nulla è impossibile per Lui e per noi. Siamo una grande squadra, ci completiamo e ci sosteniamo. Con Lui ci vediamo solo nei momenti importanti, è sempre disponibile ad intervenire quando serve e, tante volte, attende il perfezionamento dei documenti di una gara per firmarli nel cuore della notte!

Tra colleghi ci diamo del tu, come da stile Esri USA. Mi chiede di fare altrettanto con Lui e chiamarlo Bruno. È difficilissimo! Ci provo a fatica.

Nel lungo periodo di Esri Italia cambio molte volte ruolo e tipo di lavoro. A un certo punto della storia, mi propone l’opportunità di collaborare direttamente con Lui nel Marketing Strategico. E nel rapporto quotidiano scopro l’imprenditore e l’uomo Bruno.

Creativo e Visionario, Curioso, Colto, Ostinato, Perfezionista, Ironico, Ambizioso, … Un carattere talvolta difficile, ma sicuramente intrigante e unico.

Quando prepara una memoria importante mi chiama - siedi pure, ho bisogno dell’avvocato del diavolo - e passiamo tanto tempo a discutere contrapponendo la mia ferrea logica da informatica al suo intuito visionario e al suo giocare con le parole. Fino a quando trovo argomenti da opporre, non mi molla! Dal mio punto di vista sono incontri stimolanti e formativi, ma faticosi. Bruno semplicemente si diverte.

Sa che può contare su di me, mi considera saggia e un po' severa, mi definisce il suo grillo parlante e poi, strizzandomi l’occhio con un bonario sorriso, mi ricorda che fine fece il grillo!

È appassionato di temi umanistici, oltre che di cultura tecnologica. Gli piace la storia, la geografia, l’arte, la filosofia, la linguistica. Adora libri e mappe antiche. Continua a leggere e studiare, si informa sulle nuove tendenze tecnologiche, chiede approfondimenti sulle tecnologie Esri. Come si fa a stargli dietro?

Mi chiede spesso del mio lavoro e come va a casa. Mi chiede notizie dei colleghi, di eventuali problemi e di lieti eventi. Parla con tenerezza della sua famiglia e racconta dei figli. E dopo tanti anni mi accorgo che dietro il saluto sfuggente, ancora riservato a chi conosce poco, si cela una grande timidezza e pudore dei sentimenti. Sentimenti di grande interesse per tutti noi collaboratori, per eventuali problemi di lavoro e personali, per le nostre famiglie.

Passano ancora anni, l’azienda si afferma, si struttura, si evolve. Il rapporto con Bruno non è più quotidiano, ma la stima e l’affetto non mutano. Può capitare di incontrarlo e di ritrovarmi un libro tra le mani. Bruno, hai bisogno di un report sul tema?  No - mi risponde – è interessante, leggilo.

Dicembre 2019, colgo l’opportunità di quota 100 e vado in pensione. Mancano pochi giorni a Natale, è il mio ultimo giorno di lavoro e siamo invitati al pranzo che l’azienda offre per scambiarci gli auguri. Bruno non c’è. Arriva nel pomeriggio, è rimasto bloccato nel traffico e non ha ancora pranzato. Ci salutiamo velocemente, non voglio trattenerlo. Bruno, torno presto per un caffè e un saluto… E poi è arrivato il 2020, portando il rimpianto di un saluto sospeso.

 

Erminia Arenella